giovedì 5 novembre 2009

11-CROCIFISSAZIONI


La corte europea del “diritti” dell’uomo ha sentenziato che le nazioni europee non possono esporre simboli religiosi negli edifici pubblici, cioè di tutti.

Pianetadove…dove sei? Ma quale saggezza c’è nel decidere sulla religiosità degli uomini?

La religiosità non è un diritto è una necessità esistenziale dell’anima.

Io sono nato sotto un crocifisso nella camera da letto dei miei genitori ed ho fatto le scuole “tutte” con il crocifisso in aula, ho fatto il catechismo, la prima comunione e la cresima. Poi finita l’epoca dei sacramenti sono approdato all’azione cattolica che mi ha instillato i fondamenti del pensiero sociale e senza la quale non sarei mai approdato in una sezione del PCI a 15 anni.

Da quel giorno, 11 settembre del 1973, giorno del golpe in Cile, ne è passata di acqua sotto i ponti ed il mio pensiero non è stato mai ostacolato dalla presenza del crocifisso nelle aule della mia vita visto che insegno da 25 anni.

Come si fa a non capire che l’ipotesi secondo la quale l’esposizione di un simbolo religioso possa intaccare la personalità di un individuo? Se nasco in Algeria o in Marocco ho una buona probabilità di diventare mussulmano, se nasco in Israele sarò sicuramente ebreo, se nasco in India indù ed in Nepal buddista.

Sembra un’ovvietà, ma non lo è perché se la fede ed il bisogno religioso sono dentro l’anima nessuna legge e nessuna “esposizione” le può cancellare.

Ognuno ha il proprio “sacro” che non è vendibile, influenzabile o cancellabile. La personale necessità di cercare il divino nella propria esistenza è fondamentale per la crescita umana e tutto ciò che è divenuto simbologia del sacro non è altro che frutto di ricerca spirituale profonda e della storia dell’essere umano.

Come può sentirsi offeso un mussulmano,un ebreo, un indù o un buddista se frequenta un edificio nel quale è esposto un simbolo sacro, certo non per la sua religione, ma comunque sacro perché riconosciuto tale da una moltitudine di esseri umani?

Così debole è la fede nella propria religiosità?

E’ giusto parlare di “imposizione” e di divieto di esposizione?

Il natale è festeggiato dai cristiani, ma se c’è da stare insieme e godere della gioia di celebrare una festa “umana” chi rinuncerebbe?

Io festeggerei volentieri la fine del ramadan o il sukkot anche se sono cristiano, perché so che è una festa “umana” e sacra anche se non appartiene alla mia tradizione di “nato” in Italia in famiglia cattolica.

Veramente non so più come difendermi dall’ipocrisia e lancio una sfida provocatoria a chiunque legga questo blog.

Appendiamo dei cartelli negli edifici pubblici con la scritta “CROCIFISSO”.

In questo modo non saremo “fuorilegge” ma dimostreremo che l’idiozia umana non ha confini.

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