Parole, parole,parole faceva una canzone di Mina ma le parole che vogliono avere un senso sono le sole parole che è necessario usare in un dialogo?
La mia amica Wiki mi dice che il termine dialogo (dal greco dià, "attraverso" e logos, "discorso") indica il confronto verbale tra due o più persone, mezzo utile per esprimere sentimenti diversi e discutere idee contrapposte.
Esatto! Certo, esprimere e discutere sono i luoghi delle parole ed è lì che devono nascere crescere e moltiplicarsi.
Ho notato che appena arrivata su pianeta dove la parola dialogo era confusa e stordita e questo atteggiamento ha messo un po’ in crisi gli alberi della saggezza ed i cespugli del dubbio che con un po’ di fatica hanno trovato i loro frutti. Vediamoli.
Quando una persona discute con un’altra è sempre necessario non ascoltarla?
Ma perché le parole diventano …corpi contundenti da scagliare verso l’altro?
Non so perché, ma, non avete anche voi l’impressione che il dialogo stia prendendo sempre di più le sembianze di un’aggressione o di una seduzione?
Non si accolgono le parole dell’altro ma le si recintano per deportarle in grosso tritaparole affinché dell’altro non resti nulla. Spesso le parole e di conseguenza le idee dell’altro vengono persino violentate e stuprate dalle nostre idee e dalle nostre risposte virulente e minacciose.
Perché non c’è contrasto di idee, ma solo distruzione dell’altro?
Forse perché è scomparsa la parola “compenetrazione” dal vocabolario umano, non si è più capaci di accogliere, comprendere e far proprie le parole e le idee dell’altro?
Forse perché le parole non hanno più lo scopo di comunicare, ma di convincere, sedurre,collocare in un posto piuttosto che un altro le “vittime” della comunicazione?
Forse perché il “casinalogo” è più confacente alla società moderna fatta di truffe, intrallazzi, imbrogli, apparenze, tranelli ecc.?
Io mi accontento di poco:
Profonda magia è saper trar il contrario
dopo aver trovato il punto de l'unione.
(“De la causa, principio et uno” – Giordano Bruno)
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